DECIMO MAGNO AUSONIO
E LA DOMUS MUSAE AD ASSISI
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DOMUM OSCILAVI MUSAE – BACIAI LA CASA DELLA MUSA
Ci sono tutti gli elementi indicativi che potrebbero suggerire il nome di DECIMUS MAGNUS AUSONIUS – DE. M.AUS. – quale autore anonimo del graffito, in data 22 febbraio 367 d.C., rintracciato da Margherita Guarducci nella domus Musae di Assisi, presunta “casa” di Properzio, che però non era una vera abitazione, e i cui affreschi rimasti non appartengono a età augustea, ma a un periodo successivo [vedi altri pezzi presenti su questo stesso sito web].
Il problema sottinteso è se effettivamente Decimo Magno Ausonio si trovasse a Roma, all’inizio dell’anno, e se fosse passato per Assisi. Tuttavia non è scontato e dunque è incerto se Ausonio in quel periodo fosse invece a Treviri. I risultati di questa indagine diretta direbbero il contrario, e cioè che il poeta di Bordeaux sia passato per Assisi, di rientro al nord, appositamente per visitare un luogo che gli era stato indicato come legato al grande poeta elegiaco che – come ho già dimostrato in base ad altre prove dirette – era nato proprio in Assisi, nell’anno 48 a.C.
La Guarducci faceva potenzialmente anche questo nome. Sosteneva, però, che il nome dell’autore si trovava già nel graffito, in parte qua cancellato e perduto.
No, questo non è possibile. Un nome completo avrebbe richiesto più spazio e certamente non poteva precedere i nomi dei due consoli in carica quell’anno: Iovino e Lupicino. Le eccezioni sono molto serie. Il graffito, che è molto bene inciso, è sicuramente anonimo, e, in più, si è potuto conservare, insieme agli altri graffiti, ancora oggi leggibili e intelligibili. Perché è potuto accadere un fatto del genere?
La data è indubitabile. Il richiamo alla “Musa” farebbe pensare alla MagicaMusa di IV, 4, verso 51 [se l'anonimo intendeva riferirsi comunque a Properzio, cosa però incerta in base agli argomenti viziati addotti dalla Guarducci che ni si accorse del possibile e piuttosto probabile riferimento all’elegia di Tarpeia].
Del resto nella elegia I, 16 è ianua Tarpeiae [una stranissima ianua c'è ancora oggi, all'esterno, sulle antiche mura umbro-romane: altro giallo, liquidato - come al solito - con argomenti accademici astratti, per nulla aderenti alla realtà del sito e alla logica minima richiesta dal caso reale]. Sempre io a dover risvegliare, inascoltato, il buon senso?
Si è persino parlato di un theatrum nelle immediate vicinanze, di cui però non esiste traccia alcuna, sebbene una lapide mutila, incassata nella parete esterna della Chiesa Nuova, di oscurissima lettura, sembri contenere la parola “scena”; ma ad antica memoria, non c’è mai stata traccia di un teatro romano negli spazi digradanti, occupati dall’ampio Convento di s. Antonio, oggi scuole elementari, sebbene lì accanto si trovasse quella che invece va considerata come la vera casa di Properzio [negli spazi occupati da Palazzo Giampè e dal Palazzo del Cardinale], detta “Casa del Larario”.
La questione che la domus Musae potesse essere un annesso teatrale, almeno come criptoportico, e non una vera casa di abitazione, è un altro di quegli equivoci purtroppo introdotti dall’Accademia Properziana, che ignorando il fatto saliente che la domus Musae è orientata astronomicamente sul punto del sorgere del sole al solstizio d’inverno, per la latitudine di Assisi, ha aggiunto nuove ‘fantasie’ scientifiche ad altre precedenti ‘fantasie’, in parte fatte passare per “scienza”. Il teatro romano di Assisi, fatto costruire dalla Gens Propertia, è sempre rimasto dove già si trovava: nella parte alta della città, accanto al fianco sinistro del duomo romanico di s. Rufino. Il fatto che dai resti antichi non appaia evidente una curvatura, quella appunto della cavea, non significa che quei resti siano quanto rimarrebbe del “circo” e che non si tratti invece di un “teatro”. Il solo luogo dove il preteso “teatro” potesse trovarsi poco dopo la scomparsa di Properzio, sarebbe il convento di s. Antonio. Ma ci si è ben guardati da tale affermazione, postulando astrattamente un “teatro” nelle vicinanze. Un simile edificio, posto in basso, ancora nel cuore della città antica, ma non lontano da una parte del perimetro murario, è inimmaginabile. Lo stesso orientamento della zona, rispetto ai raggi solari e alle correnti dei venti, lo esclude.
Il convento di s. Antonio inglobava un tempio, e non un teatro. Non ci sono resti monumentali in zona, e se nella domus musae fu trovata una trabeazione in calcare locale, con la scritta THEATRUM, ciò è dovuto ad atri fattori: insieme all’epigrafe frammentaria, che sembra legare la gens Propertia alla edificazione di un teatro cittadino, si tratta in realtà di materiali di antico riporto, ricondotti a una pertinenza della casa di Properzio, dopo la cessazione in età cristiana avanzata, dei ludi scenici e di quelli circensi. Sui resti della domus Musae sorse, infatti, nel V secolo, la prima chiesa cristiana di Assisi, sede episcopale e fonte battesimale. L’irrazionalità sembra oggi paradigma, ma noi ce ne guardiamo.
Ausonio nacque a Bordeaux verso il 310. Nel 367 aveva circa 57 anni. Suo quasi coetaneo era Vettio Agorio Pretestato, Praefectus Urbi nel 367-368. Qui occorre la competenza degli Storici e degli Esperti di Ausonio. Poteva Ausonio essere presente in Italia, a ROMA, nel febbraio del 367 [in inverno], magari poco dopo o poco prima di recarsi ad Assisi per una visita mirata?
Pretestato divenne “prefetto” agli inizi di gennaio del 367? Forse sì. Ma non è questa la cosa essenziale e determinante. Ausonio poco dopo dovrebbe aver assunto la cura di Graziano, che nato nell’inverno del 359, nel 367 si avviava al secondo grado d’istruzione a Treviri, che all’epoca era la sede imperiale.
E’ possibile – come riteneva la Guarducci – aver riguardo anche ad Ausonio, che, in tal caso, si sarebbe elegantemente firmato con un suo pensiero specialissimo per Properzio, dopo aver “baciato la casa” del mistero ovvero la “casa Musa”, ma va detto a chiarissime note che quel sito, piuttosto enigmatico, tutto poteva essere, meno che una vera casa di abitazione. Si vedano le ragioni di questa affermazione negli altri pezzi a me pubblicati in questo sito web a proposito della domus Musae.
Il “giallo” della visita di Ausonio ad Assisi è bello ed è anche forte. Un nome importante come quello del visitatore anonimo si sarebbe dunque conservato per memoria, e lì sarebbe rimasto fino a oggi, in un ambiente che è al tempo stesso normale e anomalo. Il visitatore pagano – Ausonio, infatti, era un falso cristiano – dimostrerebbe un’ottima conoscenza delle Elegie di Properzio e una venerazione per quest’opera unica: ma era quella una “casa”, e poteva essere quella la “casa” di abitazione di Properzio?
Si dovrebbe pensare a una pertinenza, certamente strana, ma indubbiamente in abbandono nel 367, anno in cui tutto era ancora perfettamente in piedi come nei secoli precedenti. E’ inevitabile. Non si va a casa altrui a graffiare intonaci di pregio. Occorre un minimo di buonsenso, che talvolta sembra far difetto, come in questo caso, a riguardo dell’assunto della Guarducci di aver scoperto la casa dei poeti – Properzio e Paolo Passenno – , e a riguardo della versione aggiornata [2012] della pertinenza di un vicino “teatro”. Assurdità belle e buone. Con buona pace della scienza quando questa straripi dai suoi argini.
Anche il toponimo “Moiano” con cui la zona è stata chiamata – e gli stessi esterni molto antichi – mettono in sospetto. Non c’è nulla di chiaro. C’è pure un altro corridoio, a monte, interrato nelle fondazioni della prima chiesa di Assisi, antica sede, con un vescovo del VI secolo, all’epoca della guerra gotica: Avenzio, vescovo di Assisi, in missione a Bisanzio per conto dei Goti.
C’è materia, credo, mi sembra questione molto interessante. Sostengo che il graffito dell’anonimo della Musa fu ‘pensato’ in anticipo e che è assai ‘malizioso’.
Alluderebbe proprio ad Ausonio, come suo autore, ed ho trovato un interessante gioco di parole che testimonierebbe il trucco, sicuramente eccellente, spiegando anche la curiosa < i > di oscilavi, altrimenti inspiegabile.
La logica imporrebbe ricerche anomale, che in genere non verrebbero in mente agli archeologi. Si è visto difatti con quale logica ci si è riferiti a una domus patrizia, però in abbandono nel 367. E si va a casa altrui, già scarabocchiata, a fare altri scarabocchi sugli intonaci? Ma l’Accademia Properziana del Subasio, in vita ormai da cinque secoli, avrebbe divulgato tali palesi inverosimiglianze, scordandosi di statue eccellenti nel Foro romano, e altro ancora.
Ci si scandalizzerebbe se un non allineato facesse ricerca in modo differente? Forse che le scoperte devono essere quasi tutte casuali, magari attendendo un altro sisma, rovinoso come fu quello del 1997? E si potrebbe fare una lezione di verità, violando la razionalità, e poi la logica stessa delle cose?
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OSCILAVI DOMUM MUSAE è una “firma” datata ed è un bel gioco di parole che allude all’identità del visitatore che era un esperto e un importante personaggio.
L’enigma di questo graffito contempla anche la < i >, in luogo della < u > di osculavi, e c’è infine un colpo di scena finale, come in ogni rispettabile “giallo”.
L’anonimo della “domus musae” era Decimo Magno Ausonio
“Sotto il consolato di Giovino e di Lupicino” [cioè il 22 febbraio dell'anno 367 d.C.], “io” [anonimo] OSCILAVI DOMUM MUSAE. ”Ho appena baciato la Casa della Musa“.
La Guarducci – che negli anni ’70 del secolo scorso ha repertato anche questo graffito latino inciso col punteruolo sugli intonaci di una “casa” d’altri – tra i nomi da lei proposti affacciava pure quello di Decimus Magnus Ausonius, poeta del IV secolo e grande ammiratore delle Elegie di Properzio [scordandosi la Guarducci degli omina lunae e dei cantaminadella magicae Musae della elegia IV, 4].
Il caso è molto strano: anche per via di una < i > in luogo della < u > [osculavi-oscilavi].
Di quale luogo poteva trattarsi? E mille altri problemi. Ma il sito della domusMusae era in origine ed è ancora un luogo orientato astronomicamente proprio sul punto del sorgere del sole il giorno del solstizio d’inverno [22 dicembre], alla latitudine di Assisi [43 gradi e 4 primi], con 43 gradi esatti per il fanum di Spello [= perfetta escursione della declinazione stagionale del sole, pari all'inclinazione dell'eclittica = 23 gradi e mezzo]. Si scrivono dottissimi articoli e saggi, anche sul famosissimo Rescritto di Spello [connesso anticamente al Fanum Voltumnae di Volsinii], ignorando o trascurando il o i dati essenziali. Sterile dottrina, opinioni differenti, e domande mai risolte. Ipotesi scientifiche, così vanno chiamate, studi certamente raffinati, e però privi di gambe.
Tutto come prima. “Nihil novi”. Anzi, aumenterebbero le incertezze. Questa sarebbe la “scienza”.
Ecco invece la spiegazione, più convincente possibile, di questo strano graffito della domus Musae, il cui autore alludeva magistralmente alla propria identità, con un omaggio al “sommo Properzio“.
ILLE EGO è attribuito a Virgilio come collegamento tra Georgiche e Bucoliche.
HIC EGO SUM è la firma di Orazio in Epistulae: 1,15, 42.
HIC EGO AUSONIUS in questo graffito anonimo? Sì, certamente. Magnus era Decimo Ausonio, Summus era Properzio.
Ma poteva Ausonio trovarsi in Italia nel 367, anno in cui l’amico Vettio Pretestato assunse il titolo di Prefetto dell’Urbe, e in quell’occasione [a inizio anno, non a metà del 367], essere stato informato da Avieno, dottissimo etrusco di Orvieto, che ad Assisi si trovava la domus di Properzio?
Si evince dal graffito che non esiste spazio logico e materiale per una “firma” in prima persona, precedendo il nome dei consoli in carica. La scritta era anonima già in origine. Graffiata sugli intonaci preziosi di una “casa” altrui, fosse pure un criptoportico? E’ assurdo. Quello non poteva essere un luogo privato, ormai in abbandono. La vera domus sorgeva poco sopra, ed è stata ritrovata dopo il terremoto del 1997. Molto ampia e spaziosa; molto signorile; d’epoca augustea. A differenza della c.d. domus Musae – che difatti presenta intonaci e affreschi d’età posteriore.
Un Sextus Propertius [chi se non il poeta?] diede mandato testamentario ai suoi eredi di completare il THEATRUM. Da qui la pretesa spiegazione – artificiale e artificiosa – della Musa [2012]. La Musa – quale? – notoriamente ‘abitava’ nel teatro… [e questa sarebbe l’Accademia?].
Un elegante gioco di parole tramite anagramma – in modo additivo e sottrattivo – presiede alla “firma” segreta dell’anonimo visitatore dell’anno 367: OSCILAVI DOMUM MUSAE = [EGO]SUM AUSONIUS.
Daremo la dimostrazione che, in effetti, si trattava di Decimo Magno Ausonio, di passaggio per Assisi, provenendo da Roma e tornando in Gallia.
[Lupicino] IOVINO CONSULIBUS VIII KAL MARTIAS OSCILAVI DOMUM MUSAE
Al tempo dei Consoli Lupicino e Iovino [ben noti alle fonti storiche: anno 367 d. C.], il 22 febbraio ho baciato la casa della Musa [il visitatore stava uscendo dal luogo che aveva visto e per il quale rendeva omaggio].
Diremo che AUS. DE. MAGNUS SUM [EGO] – SUM DECIMUS MAGNUS AUSONIUS VILIS
Procedimento:
1) DECIMUS MAGNUS AUSONIUS [SUM] = 21 caratteri alfabetici + 3
2) OSCILAVI DOMUM MUSAE = 18 caratteri alfabetici
3) Sottrarre a DECIMUS MAGNUS AUSONIUS [SUM] le 10 lettere di DOMUS MUSAE = SIC MAGNUS NISU + U [+ SUM] = IN SIGNUM CASUS + U [+ SUM]
4) Aggiungere OSCILAVI a IN SIGNUM CASUS [nella firma, "casus" è l'occasione, la situazione di quel caso], e ottenere sorprendentemente di nuovo [OSCILAVI + IN SIGNUM CASUS] il “nome” di [DECIMUS MAGNUS] AUSONIUS [21 caratteri], cioè AUSONI SIGNUM VIS CALCIS [21 caratteri] + [SUM].
Ed ecco allora perché il gallico Decimus Magnus Ausonius di Bordeaux scrisse OSCILAVI anziché OSCULAVI.
Avevamo una lettera U in più, messa da parte. Se trasformiamo la lettera U in una lettera I, otterremo: AUSONI SIGNUM VIS CALCIS SIM – Forza della calce, che [io] possa essere la firma di Ausonio.
La lettera U d’avanzo segnalava OSCULAVI correttamente, mentre la I anomala di OSCILAVI è stata recuperata in SIM – al posto della U – essendo corretto il congiuntivo: “che io possa essere, che io sia”.
Lo scambio reciproco della I e della U fornisce la prova della intenzione. Era un gioco di parole già preparato in largo anticipo per quella visita speciale.
DOMUM MUSAE [accusativo] era stato sostituito dal nominativo:
DOMUS MUSAE [SUM] = Sono la Casa della Musa
Pertanto: DECIMUS MAGNUS AUSONIUS SUM.
C’è di più e questo c’era già dall’inizio:
DOMUM MUSAE = DE. M. AU. SUMMO [PROPERTIO]
Io, Decimo Magno Ausonio, dedico al Sommo Properzio
Insomma, bastava da sola la Domum MUSAE.
Però, abbiamo spiegato l’anomali di OSCILAVI
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Con l’occasione, ripetiamo che il “togato” acefalo del museo romano di Assisi rappresenta “Augusto pontefice massimo”, capite velato, e che il meraviglioso, imponente complesso templare o arce sacra di Assisi – notior ille murus – era dedicato a Minerva.
La carica di Pontifex maximus fu assunta da Augusto dopo la morte di Lepido, nel marzo del 12 a.c., in occasione della festa del Quinquatrus per Minerva e Marte.
Le due immagini – quella del togato capite velato di Assisi e quella di Augusto “pontefice massimo” a Roma – sebbene statue di differente altezza, ma di marmo italico pregiatissimo, sono perfettamente sovrapponibili.
L’esemplare di Assisi era capite velato. Lo evidenziano alcuni dettagli, per quanto la parte al disopra delle spalle, sia stata troncata dagli evidenti oltraggi che la statua subì, in un dato momento storico del V secolo, per essere poi gettata tra le rovine del Foro, da cui riemerse, con gli scavi ottocenteschi del Famin [1839-42], lì vicino al tempio, che è di Minerva, dea di Assisi.
Conferma in Properzio segreto: nella elegia IV, 1 – discorso di Horos, dopo che aveva parlato Propertius [elegia autobiografica dello sdoppiamento necessario].
Il 22 febbraio dell’anno 367 il poeta di Bordeaux si trovava ad Assisi
Arcangelo Papi – Assisi – Idi di Marzo anno 2016