Saggio di Stefano Roncoroni_1

SAGGIO DI STEFANO RONCORONI SU MAJORANA Documento1

 

 

Stefano Roncoroni, Editori Internazionali Riuniti, Roma marzo 2013, euro 18

1* Stefano Roncoroni vive a Roma. E’ un apprezzato saggista, scrittore e autore Rai di lungo corso. Il suo profilo è facilmente reperibile su Internet.

Nel 2012 Roncoroni ha pubblicato, su importanti riviste italiane, tre fondamentali articoli su Ettore Majorana (di cui è parente); nel marzo 2013 è infine uscito un corposo saggio di Roncoroni, di oltre 400 pagine, sulla misteriosa scomparsa alla fine di marzo del 1938, all’età di 31 anni, del genio della fisica nucleare capace di mettere in difficoltà scienziati del calibro di Enrico Fermi e di Werner Heisemberg, correggendone gli errori e superandoli. La fisica attuale è ancora impegnata nella caccia del c.d. neutrino di Majorana (ultimo articolo scientifico del 1937).

Il libro di Roncoroni su Majorana è sicuramente da raccomandare ai lettori interessati, perché per la prima volta sono stati pubblicati in gran copia documenti molto, ma molto importanti, in precedenza del tutto sconosciuti.

Lettura affascinante, sempre viva e stilisticamente molto accurata, tuttavia la tesi sostenuta dall’Autore, che Majorana sarebbe morto nel 1939, prima del 21 settembre di quell’anno, non solo è oscura e contraddittoria, ma è totalmente sprovvista di prove.

Roncoroni ne è consapevole, chiede però di essere creduto sulla parola. Salvatore Majorana e anche suo padre, l’architetto Fausto Roncoroni, glielo avrebbero fatto intendere a mezza voce, tanti anni fa. Ma perché, allora, non averlo fatto sapere prima? Occorreva forse attendere lo scoop su La Repubblica del 17 ottobre 2010, in cui si parlava della ricomparsa di Ettore nel 1950? Dovrebbe essere falsa anche la pista di Erasmo Recami, Il caso Majorana, famoso saggio più volte ristampato e premiato, che dava Ettore Majorana in Argentina negli anni ’50, con un bel << forse >>. Forse Recami si è sbagliato. Afferma Roncoroni che dopo l’uscita del suo libro il caso torna di nuovo d’accapo. Infatti egli non sa dove e come sia morto, e dove sia stato sepolto. Sa soltanto che morì nel 1939, moti mesi dopo la scomparsa, dopo essere stato ritrovato, e poi fuggito di nuovo.

Insomma manca il cadavere, manca il certificato di morte, manca per ora la tomba, manca anche una memoria funebre perché ad aver saputo della morte di Ettore sarebbero stati soltanto i suoi due fratelli, Salvatore e Luciano, che la tennero nascosta. Luciano morì nel 1967 e Salvatore nel 1972. Quando Maria Majorana, unica sopravvissuta di 5 fratelli e sorelle, concesse nel marzo del 1973 ad Erasmo Recami di poter avere copia dell’epistolario dello scomparso nel 1938, ormai erano tutti morti (la madre di Ettore morì nel 1965, il padre Fabio Massimo era morto nel 1934).

Stefano Roncoroni è un Majorana per linea materna. Sua nonna, Elvira Majorana (1877 – 1944) era sorella del padre di Ettore (1875 –1934).

Elvira si era sposata con Oliviero Savini-Nicci (1877–1955), un importante Consigliere di Stato (sua la carta intestata sulla quale fu steso il primo comunicato sulla scomparsa di Majorana, la sera del 31 marzo a Roma, ch fu poi consegnato al Capo della polizia di cui Savini-Nicci era amico personale). Lavinia Savini-Nicci (1903-1986), sposatasi con l’architetto Fausto Roncoroni (1899-1975), è la madre di Stefano Roncoroni. Si comprende bene che Roncoroni è un Autore importante.

I familiari di Ettore e i suoi vari cugini siciliani, tutte persone di spicco, rilasciarono svariate interviste negli anni che furono, affacciando versioni oscure e contraddittorie, e, soprattutto, nascondendo fatti e documenti (per naturale riservatezza). La famiglia ritenne di non dover pubblicare nulla, elogiando però il saggio biografico di Edoardo Amaldi, pubbicato nel 1966 sotto l’alto patrocinio dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Le carte ‘relitte’ di Majorana – c.d. lista Liotta – furono affidate in custodia alla Domus Galilaeana di Pisa.

Roncoroni mi contattò per primo alcuni anni fa, avendo saputo che mi stavo interessando a questo caso, indubbiamente “clamoroso”. “Perché” quella sparizione? Lo storico Roberto Finzi (in un saggio del 2002) non solo poneva queste “domande”, ma expressis verbis accertava pure l’inconsistenza del “paradigma” o “consensus” correnti sulla figura di Ettore Majorana, che sarebbe stata manipolata o alterata dai suoi biografi, astenendosi tuttavia da ogni ipotesi sulla fine fatta dallo ‘scomparso’.

Con Stefano Roncoroni e Francesco Guerra (fisico teorico de La Sapienza di Roma) è stato raggiunta la verità a tutto tondo? Nemmeno per idea, nonostante l’importante saggio in inglese, pubblicato da Guerra nel 2008 con Nadia Robotti, docente presso l’Università di Genova. Nessuno sa come, dove e perché sia scomparso Ettore Majorana alla fine di marzo del 1938. Nessuno ha mai trovato nulla (tranne lo scrivente). La lettera di un estraneo, in data 22 settembre 1939 in cui si parlava del caro estinto, cioè il gesuita padre Ettore Caselli della Provincia del Veneto, non prova nulla.

Ecco il contenuto di questa lettera:

Le Missioni – Venezia. Sig. Salvatore Majorana. A graditissima Vs. d’ieri. Ammiriamo sinceramente il Vs. atto generoso per il compianto Ettore Majorana. Il Signore premi la Vs. grande fede e il Vs. santo affetto per il caro estinto. Possiamo assicurarvi che non Vi è nessuna difficoltà per l’intestazione della borsa di studio al nome di Ettore Majorana, considerandolo come il fondatore e rendendolo partecipe di tutti i vantaggi spirituali connessi alla stessa fondazione.

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Dove si trova l’originale di questa lettera? Perché non è stata pubblicata la lettera di richiesta di Savatore Majarana? Padre Caselli non era un medico legale e nemmeno un ufficiale dell’anagrafe. Manca il certificato di morte. Tutto il resto è falso, perché manca anche il passaporto di Majorana.

Non si possono fare dichiarazioni gratuite, eludendo in radice il principio dell’onere della prova, a carico stretto di chi faccia affermazioni di morte. Non esiste alcun “punto fermo”. Manca il cadavere.

Guerra pubblicò nel 2012 un breve articolo, una sua “opinione”, precedendo Roncoroni. Come ha fatto il Prof. Guerra a disporre materialmente della lettera sopra riprodotta? Chi detiene l’originale? Si dice l’originale della lettera fu depositato a Pisa nel 1966. Bene. Amaldi non poteva non saperlo, eppure Amaldi affermò che di Ettore non si era più saputo nulla.

Il vero e unico documento di una scomparsa avvenuta per lettera, sono e restano, le lettere del 1938. Tutto il resto è falso o non è credibile.

Stefano Roncoroni, nei Ringraziamenti in fondo al libro, faceva anche il mio nome: dopo aver equivocato – e snaturato a testo – le tante cose che gli avevo detto (criticate anonimamente, ma evidentemente non comprese).

2* I lettorisapranno apprezzare il corposo saggio di Roncoroni,inveronon ben recensito da Francesco Guerra e da Nadia Robotti: ma, in che la differenza? Esiste forse una verità a puntate?

Riportiamo alcuni passaggi della recensione in parola (presente sul Web):

[...] Viene proposta una versione, liberamente trascritta, d una breve biografia di Ettore Majorana, compilata nel 1939-1940 dallo zio Giuseppe (1863-1940), conservata in varie stesure, e incompiuta, presso la Biblioteca Regionale Universitaria di Catania. Seguono alcune centinaia di pagine di commento, di disagevole lettura, in cui si affollano confusamente citazioni frammentarie di documenti di archivi pubblici e privati, reminiscenze personali, valutazioni psicologiche,riferimento a informazioni raccolte acriticamente da altre fonti, e illazioni varie per lo più senza fondamento. [...]Risulta poi immotivato il persistente rilievo, mosso nei confronti della Famiglia, compreso Giuseppe, di aver deliberatamente nascosto il vero motivo della scomparsa, considerata dall’Autore, senza spiegazioni, come un fatto puramente interno alla Famiglia stessa. Nel complesso, l’operazione portata avanti in questo libro va respinta con fermezza, perché lesiva della memoria di Ettore Majorana e della sua Famiglia, oltre che nei confronti della realtà storica. [...]. Nel parlare della scomparsa è necessaria una estrema serietà. Lasciamo riposare in pace Ettore Majorana e la sua Famiglia.

Questa pesante stroncatura fu pubblicata a caldo sulla rivista ufficiale della Società Italiana di Fisica. Ma era in questa rivista che Guerra e Robotti avevano pubblicato nel 2012 la loro ‘opinione’, chiamandola “punto fermo” (vedi altro pezzo). Ettore è morto nel 1939. Ci si domanda quale sia la differenza, se gli stessi Autori hanno preso le mosse da quella lettera del 22 settembre del 1939, in cui Padre Caselli parlava di compiantoEttore, di caro estinto.

Lo zio Giuseppe Majorana non solo non ha mai detto che Ettore fosse morto nel 1939, ma ha affermato che dopo tanti mesi, 31 mesi, dopo la scomparsa del nipote a 31 anni si doveva, ormai, presupporre la morte.

Una curiosità riguardate il Prof. Guerra (amenità o perla rara registrata al magnetofono): le < e > senza puntino della lettera di Majorana Alla miaFamiglia lasciata venerdì 25 marzo in camera d’albergo, nella sua stanza del Bologna, sono delle < ì >, per cui la lettera va letta in dialetto catanese, sebbene sa stata scritta in italiano! A questo punto cadono le braccia, a meno che Guerra, oltre che fisico teorico di fama, sia anche un avvocato difensore. La stroncatura parla ‘a nome’ della Famiglia. Gli attuali parenti intendono una scomparsa tragica: tragicamente scomparso.

3* Strana faccenda, di cui avevo previsto in anticipo i singolari sviluppi. Chi nasconderebbe che cosa? Manca sempre il cadavere. Manca il certificato di morte. Manca anche il passaporto che Ettore aveva con sé, valido soltanto per i paesi europei, e che sarebbe scaduto a luglio-agosto del 1939. Non è moltiplicando gli enigmi che si può pretendere di porre un “punto fermo”. La morte si prova con la morte: non è possibile fare diversamente. Ovviamente, Guerra non ha prodotto la lettera di richiesta di Salvatore al Padre Caselli per l’istituenda pia borsa di studio a favore di un missionario. Nulla di nulla. Trasformando il Gesuita in un ufficiale dell’anagrafe.

Ma vediamo cosa scriveva Stefano Roncoroni (pag.296): << Quando, a metà degli anni ’60, ho chiesto a Salvatore ragione di questa lettera, trovata insieme alle fotocopie che avevo fatto per me delle lettere di Ettore, lui mi rispose giocando con le parole che ho evidenziato, compianto e caro, come sinonimi di scomparso >>. Qui ci si riferisce sempre alla lettera di risposta di Padre Caselli, mentre per quanto concerne la lettera di richiesta di Salvatore, Roncoroni dice di non averla trovata (forse, ce l’ha Guerra?). Ed è un esempio collettivo di deragliamento. La madre pagò l’importo di 20 mila lire per la pia fondazione, ma non sapeva nulla della morte di Ettore, come nulla sapeva la sorella Maria, che infatti negli anni ’80 prese parte diretta e attiva nelle ricerche del fratello in Argentina, insieme a Erasmo Recami (che almeno i fisici si mettano d’accordo tra di loro).

Ettore è moto nel 1939, puntualmente prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Un medico di Catanzaro, Giovanni Forte (vedi sul web) è sicuro che Majorana sia morto di tisi, in un convento di Cappuccini della provincia di Catanzaro. Sarà Papa Francesco a spiegarci meglio dove sia stato sepolto, senza certificato di morte. Per ora la Famiglia tace (insomma, i nipoti non dicono nulla).

4* Il corposo saggio di Roncoroniè statopresentato sul quotidiano La Repubblica, con una intervista all’Autore, a cura di Luca Fraioli (9 aprile 2013). Fraioli è lo stesso giornalista che il 17 ottobre 2010 si era occupato della “ricomparsa di Majorana” in fotografia. Un paio di domande: Lei come ha potuto sapere del ritrovamento? Come e dove fu ritrovato? Roncoroni non lo sa. Evidentemente, lo spiegherà, a puntate, il Prof. Guerra. Intanto i militari del Ris di Roma sono andati in Argentina, a cercare un morto del 1939. Mistero (anche per i contribuenti).

Ma a proposito di ‘misteri’, sentiamo ancora una volta Roncoroni (fermo restando che Guerra e Roncoroni spiegano un mistero, quello della scomparsa, con altrettanti enigmi): << Penso sia vero, quanto ho sentito da insigni storici, che negli archivi di Fermi e di Segrè, quindi negli Stati Uniti, esistano carte originali di mano di Ettore. E’ una notizia, inaudita e incredibile per quanto può essere devastante. “ Sì è vero ma non possiamo e vogliamo dire di più. La questione è estremamente delicata, anzi pericolosa, non ci tirare in mezzo; anzi, guardatene dal parlarne anche te”. Non ho resistito e ho detto tutto quello che so con il piacere di far sapere ch ci sono ben altre responsabilità oltre quelle da me accertate nell’azione della Famiglia Majorana e alludo indistintamente a tutti quelli del ‘covo’ di via Panisperna su cui sarebbe opportuno far luce >> (pagg. 289-290).

Ci si può fermare qui, mentre chi siano gli “storici” cui Roncoroni ha alluso in questo passo del suo saggio, è facile da capire.

C’era quell’infermiera, sempre rimasta sconosciuta: Ettore – a Roma – non ce l’aveva. Nemmeno quando era stato male, per mesi, a causa di una forte dispepsia gastrica, che si era manifestata in Germania, nel 1933. Roncoroni non ne sa nulla. Forse, la domanda va posta agli “storici insigni” di Ettore Majorana. Loro sapranno rispondere.

Come l’avrà presa la madre di Ettore, Dorina Corso, cui quella lettera del 22 gennaio da Napoli era diretta? Intanto, in attesa di sviluppi a puntate, riteniamo di dover caldeggiare e raccomandare la lettura del saggio, molto ben scritto, di Stefano Roncoroni, euro 18, Editori Internazionali Riuniti, sebbene, senza fare il mio nome, si riportino al contrario – snaturandoli – alcuni serissimi argomenti critici, da me in passato presentati all’Autore, che volle contattarmi e interpellarmi.

(avv. Arcangelo Papi, 11 febbraio 2014)

 

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