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Le tavolette Smarrite

 

PROPERZIO SEGRETO E LE TAVOLETTE SMARRITE: ELEGIA III, 23

Sono andate perdute le mie dotte tavolette,

e sono dunque spariti i miei scritti raffinati!

L’uso tra le mie mani le aveva rovinate e consunte:

ma si riconoscevano come mie, sebbene non firmate”.

 

Era umile cera stesa sopra legno comune di bosso”.

 

Se qualcuno me le riporterà avrà oro come ricompensa”.

 

Va, ragazzo, esponi un avviso a una colonna,

scrivi che il tuo padrone sta sull’Esquilino”.

 

***

Si tratta di tavolette di legno incerate, il materiale scrittorio degli antichi (cerae), ancorché non usato in modo esclusivo. Ma una tavoletta incerata, sulla quale si scriveva con uno stilo, ben si prestava a una pagina d’amore, allo scambio di messaggi tra gli amanti. Cinzia non è nominata in questa elegia (nel terzo libro lo sarà soltanto tre volte, come nel quarto e ultimo libro delle Elegie).

L’interpretazione tradizionale, che ignora Properzio segreto (vedi “Properzio e il suo doppio” in questo sito), ritiene che in questa elegia (un topos, una ricorrenza tipica dell’elegia amorosa) sia contenuta un’importante dichiarazione di arte poetica, e cioè la scelta di una poesia dotta, tenue, delicata, col rifiuto a trattare temi più impegnativi. Non è così.

E’ vero che la composizione ha l’aspetto di una sorta di avviso per oggetti smarriti, con l’offerta di un premio per chi riporterà quelle “tabelle smarrite” al suo padrone, che abiterebbe sull’Esquilino: ma le tavolette non erano firmate!

La situazione è ovviamente fittizia, significando in anticipo il distacco o discidium da Cinzia, che però non verrà ‘abbandonata’ nel libro successivo, dove comparirà di nuovo, in tre differenti episodi allegorici.

L’allegoria domina anche questa composizione, alludendo al fatto che esiste un secondo Properzio, con tanto di garanzia da parte dell’autore.

Il premio in oro se lo sarà meritato chi avrà saputo scoprire l’arcano. Ed è chiaro che il poeta di Assisi, a Roma non abitava sull’Esquilino, come invece si ritienecre, bensì è questa l’allusione al segreto di Cinzia come creatura letteraria ad hoc, quale donna schermo di altra indomabile passione (con Properzio patriota dell’Umbria antica, avvilita nel bellum perusinum di molti anni prima, quando egli era ancora un bambino).

Non c’è bisogno di dilungarsi in spiegazioni analitiche, che ci porterebbero a un lungo esame sulle errate convinzioni interpretative dell’opera unica e solitaria di Properzio. Le apparenze erano un inganno, un cavallo di Troia, arte di Pallade Minerva, introdotto con estrema abilità nella cittadella letteraria di Mecenate, che appunto aveva sede sull’Esquilino.

Mi rivolgo agli studenti liceali di Assisi affinché comprendano che Properzio è come un iceberg, il meglio giace nascosto, mascherato dalle apparenze di Cinzia elegiaca.

Sembra un’ipotesi estrema, del tutto assurda, ma è incredibilmente vero. Ed è un peccato che la secolare Accademia Properziana del Subasio, che per statuto ha l’obbligo di interessarsene e di approfondire, abbia invece preferito lavarsene le mani, decidendo di ignorare questa ben dimostrata realtà effettiva.

Sono stato io a riportare dopo due millenni le tavolette smarrite al suo padrone. Il premio in oro che era stato promesso è la luminosa scoperta che l’aurea Cinzia era una finzione necessaria. Dunque, cari ragazzi, rendetevi conto, almeno voi, che la ‘retorica’ non soppiantò la ‘persuasione’.

Un’opera che pareva morta, dissezionata in obitorio dai filologi delle forme, è più viva che mai, come Cinzia resuscitata, che detta nuovi patti d’amore: e in quale luogo, se non sull’Esquilino?

Horos, indovino verace e alter ego di Propertius (IV, 1), aveva il compito di ricondurre i fati dal centro antico di Roma primitiva del tempo di Evandro, su fino al vertice di un muro famoso, passando dalla nebbiosa Bevagna e il lacusUmber. Tre punti individuano una retta, ed è questo l’asse geografico sud-nord esatto che da Roma conduce diritto all’arce sacra di Minerva ad Assisi.

A 43 gradi di latitudine nord siamo nell’ombelico del mondo. Se non ci credete, domandatelo a fratello Sole, e lui vi risponderà, in base all’inclinazione dell’asse terrestre (23 gradi e mezzo) e all’eclittica. I ‘retori’ della forma non conosco il sacro. La ‘persuasione’ fa invece di Properzio e di Francesco, con Cinzia e Chiara, l’umanità esemplare dell’Umbria antica e di Assisi luminosa.

 

 

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